La disprassia verbale evolutiva DVE rappresenta una delle categorie nosologiche più controverse nella clinica dei disordini del linguaggio.

Si presenta come un disturbo dell’articolazione del linguaggio che comporta una compromissione a carico del processo di sequenzializzazione prearticolatoria e poi della coarticolazione dei fonemi e delle sillabe determinando una scarsa intelleggibilità dell’eloquio.

Alla disprassia verbale evolutiva si associa frequentemente disprassia bucco-linguo-facciale.

Nella clinica frequentemente si riconoscono oltre al severo deficit della produzione verbale, gravi persistenti e specifiche difficoltà in alcuni processi metacognitivi (deficit delle funzioni esecutive). Altro tratto caratteristico è la disprosodia. La prosodia rappresenta un fenomeno complesso caratterizzato da fini modificazioni del vocal tract con effetto sulla frequenza, sull’intensità, sulla durata e sulla linearità del flusso vocale.

A livello clinico quindi è necessario tener conto di molteplici fattori e di una grande variabilità in diverse aree dello sviluppo; sia la valutazione che il progetto di terapia debbono assumere un approccio multisitemico, per operare ad un alto livello di specializzazione.

La terapia logopedica quindi avrà diverse strade da percorrere: quella della terapia mio funzionale specifica, quella fonetica-fonologia compresa la diadococinesi sia fonetica che motoria e quella prosodica dove il lavoro sarà incentrato sui livelli di percezione e di modulazione attraverso i ritmi e le melodie del metodo Drezancic. Molta importanza sarà anche dedicata all’ambito delle funzioni esecutive e quindi dell’autoregolazione e dei processi di attenzione.

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