Il declino cognitivo lieve o MCI (acronimo di Mild Cognitive Impairment) non coinvolge le funzioni cognitive generali né le abilità funzionali, come inesorabilmente accade nella demenza e può rappresentare uno stato di transizione tra l’invecchiamento normale e la demenza. Per questo motivo il declino cognitivo lieve deve essere considerato come un campanello d’allarme quale fattore di rischio che potrebbe precedere lo sviluppo negli anni successivi di una forma di demenza.

A differenza del deterioramento cognitivo lieve, la demenza è una malattia in cui oltre al disturbo della memoria si manifesta il cedimento di almeno un'altra funzione cognitiva (linguaggio, percezione, orientamento spazio-temporale, capacità critica, pensiero astratto, capacità di calcolo, capacità di risolvere i problemi) con una conseguente compromissione della funzionalità nelle attività quotidiane.

Sebbene le modalità di esordio e la progressione della malattia siano molto variabili, generalmente la demenza ha un decorso che varia tra i 2 e i 10 anni durante i quali l’anziano manifesta i seguenti disturbi .

  • Disturbi della memoria: la persona non è in grado di acquisire nuove informazioni e perde progressivamente i ricordi in ordine di apprendimento. Per questo dimentica gli eventi recenti e tende a conservare gli episodi legati all’infanzia.
  • Disturbi dell’azione: l’anziano ha difficoltà a orientarsi nello spazio e nel tempo, fino a perdere familiarità con gli oggetti che lo circondano.
  • Disturbi dell’attenzione, del giudizio, della previsione: l’anziano, che non riesce più a valutare le conseguenze delle proprie azioni, si comporta in modo inadeguato rispetto a un determinato contesto, mettendo a rischio la propria incolumità.
  • Disturbi del linguaggio: questo tipo di disturbo va dall’impoverimento del vocabolario all’alterazione del linguaggio (difficoltà di comprensione, di strutturazione ed emissione, tendenza alla ripetizione) che diventa spesso incomprensibile.
  • Disturbi dell’umore: il soggetto consapevole del proprio decadimento tende a manifestare disturbi di tipo depressivo, accompagnati talvolta da forme d’ansia legate al rapporto con l’ambiente circostante. Restringere il campo d’azione a un ambiente familiare ed evitare cambiamenti riduce l’insorgenza dell’ansia.
  • Modificazione della personalità: spesso l’anziano accentua i tratti caratteristici della propria personalità, ma non è raro che manifesti comportamenti inaspettati quali irritabilità, aggressività, disinibizione, apatia

A tali propositi lo studio  utilizza la terapia di attivazione ovvero  una tecnica di riabilitazione cognitiva basata sui principi della neuropsicologia;  essa consiste nella stimolazione specifica di ciascun dominio cognitivo. Questo approccio ha l’obiettivo di massimizzare il funzionamento cognitivo  corrente e ridurre il rischio crescente di declino.

L’intervento di attivazione cognitiva deve far parte di un approccio integrato: i caregiver necessitano di informazioni sull’evoluzione della malattia e sui disturbi comportamentali che la caratterizzano, sulle possibili modalità di supporto psicologico di cui possono usufruire (programmi psico-educativi, interventi psicoterapeutici individuali e di gruppo.

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